giovedì 22 agosto 2013

Acqua, consigli e sale...

...se non espressamente richiesti, non offrirne.

Questo, signori miei, è un detto siciliano. Lo si trova, invero, sotto forma di consiglio ma non è un consiglio (altrimenti sarebbe una bella contraddizione in termini). Più che un consiglio è un "te l'avevo detto", ma un blando "te l'avevo detto"; blando perché di solito viene dato a posteriori dopo aver narrato una vicenda, non perché chiedi consiglio e poi fai il contrario mettendoti nella posizione di permettermi di dirti "te l'avevo detto". Mettiamola così, è un "te l'avevo detto" adatto per le verità universali, uno di quelli che, una volta imparato, ripeterai a te stesso ogni volta ti verrà voglia di donare un'opinione così, aggratis. 
Una cosa però non capisco: perché l'acqua no. Voglio dire, se stiamo pranzando insieme e tu riempi di acqua il mio bicchiere - dato che hai la brocca in mano - io non vengo certo a pensare "guarda 'sto stronzo che si preoccupa della mia idratazione e non vuole che mi colga un attacco di cistite". Misteri, io chiamo quelli di Voyager, sono sicura che i templari avevano trovato la risposta al mio perché.
L'altro giorno mi sono imbattuta tramite una pagina di un altro blog in una lista. I 50 libri da non leggere prima di morire. Si sa, io ho tutte le mie idiosincrasie e le mie fisime quando si parla di libri ed è difficile che prenda consiglio (altro discorso invece per film e telefilm, spesso dico di no perché non so cosa aspettarmi, in quel caso è l'ignoranza che mi guida). Ho letto la lista e ho deciso che ve ne parlerò nel prossimo post perché sennò mettiamo troppa carne al fuoco.

I consigli, dicevo. Se si chiede consiglio è perché si è confusi o non si è sicuri di qualcosa, giusto?
No. Ultimamente ho notato che la richiesta di consiglio viene usata come maschera per farsi confortare e non per risolvere effettivamente un problema.
Causa ed effetto, se si inoltra una richiesta - in questo caso d'aiuto - questo atto porta con sé la risposta. Tale risposta magari non soddisferà i parametri del problema ma avrà pur sempre un valore. Se non c'è voglia di perdere del prezioso tempo a soppesare la risposta allora o non si pone nessuna domanda oppure si ammette, candidamente, che ci si aspettava solo una pacca sulla spalla, un "va tutto bene", in quel limbo dove si aspetta con inerzia che le cose vadano seguendo il loro corso - sperando sempre che non peggiorino. Vieni qua, sfogati pure, dimmi che cosa ti rende perplesso, preoccupato, dubbioso; io dividerò con empatia la tua perplessità. Ma se mi chiedi un consiglio quando ti aspetti che ti dica quello che vuoi sentirti dire, quando quello che vuoi sentirti dire è:

a. fuori dai parametri del mondo reale
b. qualcosa che non penso

allora no. Proprio no.
Ma non mi lamento; mi piace essere nella posizione e in diritto di poter dire "te l'avevo detto".
L'orrore del reale | è nulla contro l'idea dell'orrore. [...] funzione e immaginazione si mescolano; | e nulla è, se non ciò che non è.
(Macbeth: atto I, scena III)
Pancakonomiyaki
Ingredienti:
- 250 grammi di verdure
- 1 cipolla
- 3 uova
- 6 cucchiai di farina
- formaggio q.b.

Metti che ti rimane una mezza busta di verdure surgelate, busta contenente cavolfiore e carote, e metti che sei stata colta improvvisamente da una botta assoluta di non-fantasia (la non-fantasia è come il non-compleanno, solo meno divertente). Che fai? Intanto inizi a cucinare, poi si vedrà. Tagliate la cipolla e mettetela a soffriggere, a metà cottura aggiungete le verdure - nel mio caso le surgelate più un altro paio di carote, l'importante è arrivare a 250 grammi. Le verdure sono pronte, devo preparare la cena e ho finito l'ispirazione... 
Gli anni dell'università hanno insegnato una cosa: la frittata e il cous cous risolvono ogni problema; però non ho voglia di rigirare enormi frittate e allora decido di preparare qualcosa che somiglia a una frittata ma è più piccolo e maneggevole: un pancake. Schiaccio le verdure, aggiungo le uova, la farina, aggiusto di sale e trovo anche del formaggio in frigo; salviamo l'entropia dell'universo mantenendo il frigo in ordine, aggiungo anche il formaggio. 

Non posso essere in cucina con voi mentre preparate, quindi regolatevi voi con la consistenza dell'impasto: se è troppo liquido aggiungete altra farina, se è troppo solido un goccino di latte. Insomma, una consistenza da pancake/crêpe.
Prendete una padella antiaderente e fate sciogliere un po' di burro - oppure, se avete un pennello da cucina usate quello; versate un mestolo di impasto e aspettate. Il primo pancake verrà bruttino, come tutti i primi pancake, ma non demordete... e ricordate, se pentola guardata non bolle, figuriamoci la padella.
Mentre attendevo per l'appunto la cottura del primo pancake ho ricevuto un'illuminazione osservando un pezzo di carota.

Quale altro piatto si prepara con quello che c'è in frigo e ha un aspetto di frittata?
Ma certo, gli okonomiyaki! Per semplificare il concetto, ricordate le polpette di Marrabbio? Quelli là. Ai tempi dovevamo necessariamente italianizzare tutto, quindi okonomiyaki non andava bene (invece una polpetta di quelle dimensioni...).
Io ho accompagnato il pancake con delle patate al forno e un po' di insalata, pietanze banali per meritare una foto. Ah, magari ve lo state chiedendo e io ve lo dico: con questa dose vengono 8 pancake.

1 commento:

  1. Dare consigli e aspettarsene, è una questione difficilissima. Trovandomi nelle due posizioni, a giorni alterni, e con risultati ed errori diversi, sono giunta alla conclusione che è meglio per me non darne e non chiederne più. Questo mi ha permesso di capire meglio come affrontare i casini e come procedere per risolverli. Ok, non sempre ho ottenuto bei risultati...ma almeno era tutta farina del mio sacco.
    Quando chiamerai Voyager, fai loro presente che nemmeno io ho capito perché è meglio non offrire l'acqua...
    Attendo con ansia le tue considerazioni su quei 50 libri da non leggere. :-D

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